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Il ritorno delle malattie infettive – Il convegno di Borsano

Si è svolto, lo scorso 26 ottobre, davanti ad un nutrito gruppo di intervenuti, il XVII Convegno Socio-Sanitario organizzato dal Gruppo di Borsano.

Questo anno il tema era “Il ritorno delle malattie infettive – Vecchie e recenti infezioni prese alla leggera”. I relatori erano la dr.ssa Paola Vitiello, infettivologia presso l’Ospedale S. Gerardo di Monza; la dr.ssa Eugenia Trotti, professoressa di psicologia clinica presso l’Università dell’Insubria di Varese ed il dr. Vincenzo Saturni, già Presidente Avis Nazionale e responsabile del Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Varese.

Dopo una breve presentazione della serata, che rientra negli scopi statutari dell’Avis in merito alla informazione sanitaria e protezione della salute della popolazione, da parte del sig. Pinciroli, si è passati direttamente alla relazione della dr.ssa Vitiello che ha parlato della situazione attuale in merito alle malattie infettive emergenti e ri-emergenti. Come malattie infettiva emergenti si intendono quelle individuate negli ultimi30/35 anni; ha parlati quindi della diffusione dell’HIV che, mentre nel passato si concludeva sempre con una diagnosi di AIDS conclamata e portava sempre alla morte, ora con i nuovi metodi di cura si può sopravvivere e convivere con la malattia, anche se l’ammalato deve sempre assumere dei farmaci molto pesanti per il proprio corpo. Ogni anno gli ammalati di HIV aumentano dello 0,5% e, dato che fortunatamente i decessi sono relativamente pochi, questi ammalati sono in costante crescita. Questo continuo aumento, comporta dei forti aggravi alla Società, sia dal punto di vista sociale, che da quello economico, considerando che un ammalato di HIV costa al Servizio Sanitario Nazionale oltre 600 € al mese.

Un diverso discorso è legato all’epatite C, ora una malattia curabile e che si riesce a debellare nell’oltre il 90% dei casi. Anche questa malattia, come l’HIV, viene trasmessa tramite contatto diretto del sangue e da alcuni fluidi corporei, in particolare tramite rapporti sessuali non protetti con partner occasionali. L’incidenza di questa malattia a livello mondiale è pari al 3%. Si considera che nel mondo vi siano circa 150 milioni di persone affette da epatite C; mentre nei paesi sviluppati si riesce a guarire, nel terzo mondo è ancora una malattia mortale.

L’epatite B colpisce circa il 10% della popolazione mondiale, ha gli stessi criteri di trasmissione delle precedenti, ma in questo caso non vi sono farmaci che possano curarla, vi è però il vaccino che può impedire il contagio.

La dr.ssa è poi passata ad illustrare quali sono le malattie ri-emergenti, vale a dire malattie conosciute da molti anni, più o meno note alla popolazione, considerate quasi debellate, ma che ritornano prepotentemente all’attenzione. Ha parlato quindi della tubercolosi, che ha fatto oltre 1,3 milioni di morti nel mondo nel 2017; della sifilide di cui sono affetti circa 12 milioni di persone nel mondo, 30.000 in Europa, con tendenza all’aumento; dl virus del Nilo occidentale, conosciuto dal 1937 ma in forte aumento, anche in Italia, a partire dagli anni ’90, un virus che nelle persone sane non crea grossi problemi, ma che in fisici deboli può portare anche alla morte; questo virus viene trasmesso dalla zanzara tipo Culex, la nostra comune zanzara notturna. La febbre di Chikunguya, trasmessa dalla zanzara tigre, per concludere con altre infezioni virali tipo Ebola e Zica, non presenti normalmente sul nostro territorio ma che possono arrivare tramite la globalizzazione mondiale e i viaggia aerei sempre più comuni.

Ha concluso il suo intervento con la segnalazione che i batteri sono sempre più in grado di resistere agli antibiotici, che vengono sovente assunti senza effettivo bisogno, o che vengono assunti tramite le carmi ed i vegetali di cui ci alimentiamo.

La dr.ssa Trotti ha parlato dell’aspetto psicologico delle malattie infettive, in particolare dell’HIV. Ha spiegato che lavora a contatto con questi ammalati dal 1989 e, mentre prima il suo scopo era di far comprendere che un ammalato di HIV, la malattia era sicuramente destinata a diventare AIDS con conseguenze mortali, ora coi nuovi farmaci si può essere HIV positivi ed avere una vita “normale”, quando per normale si intende una vita costantemente legata ai farmaci. Se in origine questa malattia era considerata, erroneamente, un problema di “categorie” di persone (drogati, omosessuali, prostitute), oggi le persone infettate sono tutte persone “normali”, che non hanno comportamenti di categoria, ma che vengono contagiate per non conoscenza e indifferenza la problema.

Oggi circa 37 milioni di persone, nel mondo, sono affette da HIV o AIDS ed ogni anno si assiste ad un aumento di 1,8 milioni di nuovi casi; vi è anche un forte e preoccupante aumento di persone affette da HIV che non sanno di esserlo. Attualmente il contagio si diffonde in particolare tra i più giovani e nella fascia 40/50 anni. Le motivazioni sono molteplici: alcool e droga del sabato sera che inibiscono i comportamenti di attenzione, ignoranza dei problemi (molti giovani non sanno la differenza tra HIV e AIDS e cosa significhi lo stesso acronimo), dimostrare assoluta fiducia nel partner anche se appena conosciuto, e poi la classica mentalità “anche se prendo l’HIV ci sono i farmaci che mi proteggono” come se questi farmaci fossero miracolosi, non sapendo cosa comporta per un ammalato di HIV dover assumere, per sempre, farmaci sovente molto “pesanti” per il fisico.

Ha ribadito che in Italia i nuovi casi di HIV sono circa 4.000 all’anno e, dato che l’infezione può rimanere latente per 7/8 anni, periodo nel quale non da sintomi ma può essere trasmessa ad altri. Inoltre visto che non si trasformano più in AIDS conclamata, grazie ai farmaci, e quindi un allungamento dei tempi di vita, vi è in parallelo un costante aumento di sieropositivi.

Anche il dr. Saturni basa il suo intervento principalmente sui problemi dell’HIV, segnala che, al giorno d’oggi, circa il 5% dei nuovi casi di HIV sono dovuti a trasfusioni di sangue, precisa però immediatamente che in Europa ed in Italia, il rischio di essere contagiati tramite trasfusione è praticamente pari a 0 (in medicina il rischio 0 non esiste!). Vi sono aree nel mondo (vedi USA) dove la raccolta di plasma viene effettuata tra la popolazione dei paesi poveri limitrofi e ben renumerata. Illustra brevemente i nuovi questionari da compilare pre-donazione, previsti nel DL del 2/11/2005; la massima attenzione da parte del medico trasfusionista nell’accettazione e nel consentire la donazione, gli esami che vengono effettuati ad ogni donazione, il tutto per garantire la massima sicurezza all’ammalato che deve ricevere il nostro sangue. Nel citato questionario è dato molto spazio al problema dei rapporti sessuali più o meno a rischio. Ribadisce l’importanza della donazione procrastinata (prima gli esami dei nuovi donatori e dopo 2/3 mesi la prima donazione), in tal modo si riduce dal 3% allo 0,3% il rischio di trasmissione di ogni tipo di malattia. Spiega poi le motivazioni delle domande e delle sospensioni temporanee per coloro che hanno soggiornato in particolari aree anche italiane (solo di notte per la zanzara nostrana, tutto l’arco del giorno per la zanzara tigre), legate alla diffusione di alcuni virus trasmessi dalle zanzare in tali aree. Questo anno, dato che anche nella nostra provincia è stato riscontrato il virus del Nilo occidentale, tutte le donazioni vengono sottoposte ad esami specifici. Un test effettuato nel 2016, su circa 2 milioni di donatori, sono risultati positivi a vari virus 1824 (meno dello 0.1%) e di questi il 6,2 % positivo all’HIV, il 18,3% all’epatite C e ben il 31,5% al virus della sifilide. Sempre rimanendo in tema dell’HIV e della scarsa conoscenza della stessa, in un recente sondaggio che ha coinvolto oltre 11.000 persone, solo il 36% sa che le zanzare non trasmettono il virus, mentre il 22% sono convinte che la saliva possa trasmetterlo.

Al termine delle relazioni sono state sottoposte diverse domande sui temi toccati, a cui i relatori hanno dato le precisazioni del caso.

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