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Come si dona

La chiamata dell’Avis

Il Servizio Trasfusionale dell’Ospedale segnala all’Avis le specifiche richieste di sangue: quantità, gruppo sanguigno e tipo di donazione (sangue intero e aferesi).

L’Avis sceglie i donatori che corrispondono alle richieste pervenute, e verifica telefonicamente che siano disponibili anche in base alle loro attuali condizioni di salute, chiedendo se hanno assunto farmaci, viaggiato in zone a rischio, avuto interventi ambulatoriali o dentistici, o se accusano eczemi, allergie o altri disturbi. Se tutto è ok, viene concordato un appuntamento per la donazione.

Al Centro Trasfusionale

Il giorno dell’appuntamento il donatore si presenta al Centro Trasfusionale, che è la struttura ospedaliera responsabile, tra l’altro, dei prelievi del sangue. Il Centro si trova al IV piano del padiglione Emilio Pozzi, adiacente alla sede dell’Avis.

Si può arrivare dalle 7.30 del mattino fin verso le 10.30 se è prevista una donazione di sangue intero; invece per le donazioni in aferesi (cioè di solo alcuni componenti del sangue) nella chiamata è stata precisata l’ora a cui dobbiamo essere presenti. All’arrivo il donatore consegna la tessera al personale sanitario e compila il questionario sul suo stato di salute e sul comportamento di vita a partire dall’ultima donazione effettuata; questo non è un adempimento burocratico ma uno strumento importante per valutare possibili rischi per la salute del donatore e del paziente che ne riceverà il sangue.

Un sanitario ritira il modulo e provvede a misurare la pressione arteriosa. Se tutto è in ordine, il donatore viene ammesso al prelievo non appena si rende disponibile una postazione.

Il prelievo dura 10-15 minuti per il sangue intero, mentre per le aferesi sono necessari di solito tempi di 30- 45 minuti.

Al termine il donatore ritira la tessera Avis e (se gli serve) il giustificativo per il datore di lavoro.

Tipi di donazione

La donazione “classica” consiste nel prelievo di sangue intero, costituito cioè da tutti gli elementi: globuli rossi e bianchi, piastrine, plasma. La durata del prelievo, circa 450 ml, non supera, solitamente, i 15 minuti. La massa liquida sottratta all’organismo viene reintegrata nel giro di poche ore mentre quella corpuscolata (globuli e piastrine) nel giro di circa 40 giorni; più o meno, lo stesso tempo che impiega l’organismo umano per rinnovare le cellule che invecchiano.

Il sangue viene raccolto in appositi contenitori di plastica (sacche); successivamente i suoi costituenti vengono separati attraverso un procedimento chiamato “frazionamento”, in modo da poter trasfondere ai diversi pazienti soltanto l’elemento necessario: ciò vuol dire attuare una trasfusione “mirata” o “selettiva”.

Negli ultimi tempi si sta affermando la donazione “in aferesi”, che permette di ottenere dal sangue del donatore soltanto la componente di cui si ha necessità.

Le tecniche di prelievo

Abbandonata da molto tempo la donazione diretta, da braccio a braccio, oggi la tecnica più nota e diffusa è la donazione classica di sangue intero, successivamente sottoposto a frazionamento nei suoi costituenti.

Si sta diffondendo una tecnica di prelievo più avanzata, chiamata “aferesi”: attraverso l’uso di moderni apparecchi, i separatori cellulari, si ottiene dal sangue che defluisce dal braccio del donatore soltanto la componente (globuli rossi o bianchi, piastrine, plasma…) di cui si ha necessità in quel particolare momento, restituendogli, contemporaneamente, i restanti elementi. La durata del prelievo in aferesi varia a partire da un minimo di 30 minuti, in relazione alla tecnica usata e alle caratteristiche del donatore. A seconda dell’emocomponente prelevato si parla di plasmaferesi (per la raccolta di solo plasma) o di citoaferesi (per la raccolta di cellule del sangue, di cui la più utilizzata è la piastrinoaferesi, per la raccolta di piastrine).

Più recenti sono le tecniche che consentono di prelevare più componenti ematiche contemporaneamente in una singola donazione, ad esempio: plasma e globuli rossi; plasma e piastrine; piastrine e globuli rossi; ecc. In tal caso si parla di donazioni “multicomponent”.

Il prelievo in aferesi porta a concentrati cellulari o plasmatici più ricchi e quindi più efficaci.

Ulteriore vantaggio, questa tecnica permette di ampliare il numero dei donatori; infatti alcuni che non sono idonei a donare sangue intero possono risultare idonei al dono di alcuni componenti, ad esempio il plasma o le piastrine.

Esami e controlli

Secondo le disposizioni di legge, vengono effettuati numerosi controlli per garantire la massima tutela della salute del donatore e del paziente che ne riceverà il sangue. I controlli cominciano già con la misura della pressione arteriosa del donatore e con l’esame del questionario da lui compilato; sono adempimenti semplici ma di grande significato e valore.

Su ogni sacca di sangue prelevato vengano effettuate diverse determinazioni. Si tratta anzitutto di esami clinici, che riguardano il contenuto di ferro, l’azotemia, il colesterolo, la glicemia ecc.; servono ad accertare l’esistenza di eventuali debolezze del donatore, anche in fase iniziale, che potrebbero aggravarsi nel tempo, e che quindi consigliano approfondimenti diagnostici sul donatore.

Altri esami riguardano la misurazione delle transaminasi, enzimi che regolano il corretto funzionamento dell’organismo. Se i loro valori variano rispetto alla normalità, possono indicare la presenza di anomalie a carico del fegato, del pancreas, dei reni ecc.; anche in tal caso sono opportuni approfondimenti diagnostici.

Infine, si effettuano esami sierologici, per accertare l’eventuale presenza di malattie infettive trasmissibili per via ematica; tra esse la sifilide, l’AIDS, le epatiti. Questi test sono particolarmente importanti perché spesso l’interessato non presenta alcun sintomo.

Con più ampia periodicità, modulata per ogni singolo donatore, si procede ad ulteriori controlli diagnostici sia analitici che strumentali.

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