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Una donazione… non riuscita

Una calda mattina di luglio, il giorno prima della partenza per il viaggio di Maturità, mi reco presso il centro trasfusionale di Avis Busto Arsizio per la mia prima donazione. Dopo mesi dall’esame di idoneità, finalmente tocca anche a me donare, in un momento dove l’autosufficienza nazionale del sangue negli ospedali risulta più importante che mai. Come sta ricordando anche Avis nazionale ultimamente, il bisogno di sangue non va in vacanza!

Ebbene, la mattina della donazione mi preparo per uscire: mi sveglio alle 8 per arrivare puntuale all’appuntamento, mangio qualche fetta biscottata accompagnata da un caffè amaro, prendo tutti i documenti e parto. 

Non appena faccio il mio ingresso al quarto piano del padiglione Pozzi, capisco che mi aspetterà una lunga mattinata: la sala delle donazioni è piena e nel corridoio d’attesa quasi tutte le sedie sono occupate. Non mi faccio scoraggiare e mi reco in una saletta a compilare il questionario necessario per procedere alla donazione. Un po’ disorientata, alla domanda relativa ai Paesi esteri nei quali ho vissuto o viaggiato in passato, rispondo con tutte (o quasi) le Nazioni straniere che ho visitato negli ultimi 19 anni di vita, per poi scoprire che la richiesta era soltanto per i sei mesi precedenti la donazione… Una volta terminato, consegno all’infermiera addetta il questionario interamente compilato e riletto più volte come con le verifiche al Liceo, sicura che alla terza rilettura avrei trovato l’errore che mi era sfuggito nelle due precedenti. 

Dopo una decina di minuti sento il mio nome, insieme a quello di altri donatori lì presenti, riecheggiare nel corridoio. Mi avvicino ad una delle tante porte e aspetto di entrare per completare tutte le pratiche prima di cominciare la donazione vera e propria. 

Entro. Il medico lì presente inizia a pormi una serie di domande a macchinetta per verificare l’effettiva idoneità alla donazione. Una volta concluso il lungo elenco, mi misura la pressione. 

“Già con il peso siamo al limite… ma con una pressione così bassa, non posso proprio farti donare!”. Sgrano gli occhi come quando ti viene data la peggiore delle notizie. In effetti, tra i requisiti per poter donare, oltre ad un peso corporeo non inferiore ai 50 kg e un buono stato di salute, c’è una pressione arteriosa sistemica ottimale. Quella mattina, la mia pressione misurava meno di 110 mmHg: donare 450 mL di sangue in quelle condizioni significava andare incontro a svenimento certo. 

Dopo aver mangiato qualche biscotto nella sala del ristoro, mi reco sconsolata dalla segretaria per fissare il prossimo appuntamento. Che le stelle cadenti di questi giorni mi portino fortuna per la prossima volta? 

 

Può capitare a tutti di non risultare idonei alla donazione: in questo caso, l’impossibilità è stata dettata dalla pressione bassa, che a volte viene risolta bevendo al momento thè, caffè o percorrendo le quattro rampe di scale del nostro padiglione Pozzi.

Gli accorgimenti necessari per poter donare in tutta sicurezza sono atti a tutelare la salute sia di chi dona sia di chi riceve, e per questo risultano nient’affatto trascurabili: una colazione leggera ma abbondante di acqua (soprattutto in estate!) a base di frutta o spremute, thè o caffè poco zuccherati, accompagnati da biscotti secchi, fette biscottate, pane non condito e marmellata, priva di latte e latticini, è il primo passo per la buona riuscita della donazione!

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