Il fegato è un organo del corpo umano che riveste un ruolo di primaria importanza tanto nella digestione del cibo (grazie alla produzione di bile o fiele), quanto nella detossificazione di sostanze nocive come alcool e farmaci. Questa ghiandola, la più grande del corpo umano (con un peso di 1,5 Kg e una lunghezza di circa 24-28 cm), riveste molte altre funzioni non digestive altrettanto importanti: solo per citarne alcune, regola la concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia), interviene nel metabolismo dei lipidi e degli amminoacidi, sintetizza diverse proteine plasmatiche, produce l’urea (sostanza di scarto del metabolismo dei composti azotati) e partecipa al catabolismo dell’emoglobina.
È posizionato al di sotto del diaframma e si presenta diviso in quattro lobi: destro, sinistro, quadrato e caudato. Ciascuno dei lobi è suddiviso in numerosi lobuli epatici (circa 50.000-100.000), circondati da capillari detti sinusoidi, derivati da ramificazioni dell’arteria epatica e della vena porta. Queste ultime due strutture concorrono al trasporto di sangue verso l’organo: il 20% del sangue, ricco di ossigeno necessario per le cellule epatiche, arriva al fegato mediante l’arteria epatica; il restante 80%, povero di ossigeno e ricco di materiali nutritivi provenienti dall’intestino, è trasportato dalla vena porta. Una volta arricchito di sostanze elaborate dal fegato, il sangue esce dall’organo mediante un altro vaso sanguigno, la vena epatica, che confluisce poi nella vena cava inferiore.
Sono molte le patologie associate al fegato, quasi sempre accompagnate dall’itterizia, ovvero la colorazione giallastra della pelle, delle sclere oculari e delle mucose, causata dall’incremento dei livelli di bilirubina (pigmento di colore giallo-rossastro) nell’organismo. Come detto in precedenza, una delle funzioni del fegato è la partecipazione al catabolismo dell’emoglobina, processo metabolico che prevede la demolizione di eritrociti invecchiati con conseguente elaborazione di bilirubina, prodotta soprattutto a livello della milza in una forma insolubile (indiretta o non coniugata), resa idrosolubile (diretta o coniugata) e quindi espellibile mediante le urine grazie a un corretto funzionamento del fegato. Ne consegue che l’aumentata distruzione dei globuli rossi o un difetto nell’attività del fegato può aumentare le concentrazioni di bilirubina, causando iperbilirubinemia.
A seconda della tipologia di bilirubina concentrata è possibile riconoscere un problema a livello:
– epatico, se aumenta la concentrazione ematica di bilirubina indiretta;
– extraepatico, se aumenta la concentrazione di bilirubina diretta.
Un aumento di bilirubina indiretta può essere il risultato di malattie emolitiche o epatiche. Una patologia abbastanza comune è la sindrome di Gilbert, una condizione benigna di origine genetica e dovuta ad un ritardo, da parte del fegato, nel catturare la bilirubina indiretta circolante.
Un aumento di bilirubina diretta può invece dipendere da malattie come l’epatite, la cirrosi epatica oppure l’ostruzione dei dotti biliari (vie attraverso cui la bile raggiunge l’intestino) per la presenza di calcoli o di malattie del pancreas, ma anche da reazioni a farmaci e disturbi dovuti al consumo eccessivo di alcool.
Le corrette funzionalità del fegato possono essere verificate attraverso numerosi test clinici che misurano la presenza o l’assenza di sostanze legate a una sua regolare attività.
A cura di Francesca Genoni