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Le bugie sul sistema trasfusionale

La pandemia, è chiaro, ha compromesso in maniera sensibile il servizio della donazione sanguigna: sono due anni che l’avvicendarsi di quarantene regionali e quarantene individuali interdice a tanti avisini la possibilità di recarsi al centro trasfusionale, determinando periodi anche lunghi caratterizzati da scarsità di sacche. La speranza di tornare (seppur con lentezza) ai regolari ritmi delle donazioni è arrivata coi vaccini, ed è una speranza che si fa sempre più concreta ad ogni somministrazione. Eppure, contro ogni passo della campagna vaccinale sembra rafforzarsi, tra molti donatori, una specie di reazione di attrito: più veloce della diffusione del vaccino, infatti, c’è solo il dilagare della disinformazione, o meglio dell’anti-informazione

Tra le invenzioni che più hanno “successo” c’è l’affermazione che il sangue ricevuto da donatori vaccinati vada incontro a coagulazione, il che è un grave stravolgimento della realtà delle cose. «Non c’è distinzione tra il sangue dei vaccinati e dei non vaccinati» ha ribadito il presidente di Avis Nazionale Gianpietro Briola, in occasione di un’intervista presso la trasmissione “Siamo noi” di Tv2000. D’altronde, se ci fosse qualsivoglia anomalia, questa non sfuggirebbe alla meticolosa fase di verifica che ogni centro trasfusionale effettua prima di una donazione. 

Il pericolo di bufale come quella del sangue-che-si-coagula è più che serio, se si considerano non solo le persone che si lasciano allarmare, ma anche coloro che sull’onda di queste paranoie arrivano a osteggiare l’altrui bisogno di donazioni: a Modena, per esempio, una coppia ha preteso, in vista di un intervento chirurgico al figlio di due anni, che il piccolo ricevesse solo trasfusioni da persone non vaccinate. Una richiesta quanto mai scellerata, dal momento che ormai la maggior parte della popolazione è vaccinata, e impedire loro di donare significherebbe dare il colpo di grazia al nostro sistema di raccolta.

Per buona sorte, come spiega anche il direttore del Centro Nazionale Sangue Vincenzo De Angelis, «sangue e plasma non sono veicoli di trasmissione né del Covid né di presunti effetti collaterali del vaccino». Non possiamo permetterci, dunque, di sprecare le abbondanti ricchezze di un sangue perfettamente idoneo.

È questo che le AVIS di tutta Italia si impegnano pazientemente a spiegare, soprattutto in risposta alle incessanti telefonate che tempestano una sede dopo l’altra: telefonate che talvolta vogliono solo ricevere delucidazioni e sono disposte ad ascoltare, ma che più spesso assumono toni accesi, aggressivi, spesso proprio intimidatori, sulla base di una fotografia deformata dal fuoco delle fake news.

L’altro orizzonte della diffamazione nei confronti del sistema trasfusionale, per l’appunto, è quello che insinua che per donare sia necessario il Green Pass: ecco perché in tanti si mettono a urlare all’ingiustizia, ecco da dove scaturisce l’impulso alle telefonate minatorie. Solo che questa voce non potrebbe essere più distante dalla verità: il possesso della certificazione verde non è affatto richiesto per sottoporsi a una donazione, essendo la donazione descritta dal Ministero della Salute come “livello essenziale di assistenza”. «Noi cerchiamo sangue» ha spiegato il presidente Briola «solo di persone, vaccinate e non vaccinate, in buona salute, solidali e desiderose di compiere un gesto a favore di tutti i malati».

Ma non ci sia il timore, dall’altra parte, di esporsi al Covid accedendo a una sede AVIS: ogni centro è comunque tenuto, per ogni accesso (che deve avvenire su prenotazione), a ripetere la procedura di sicurezza e a far rispettare le misure di prevenzione.

L’anti-informazione è alimentata da individui che in realtà nulla sanno del sistema trasfusionale: l’unico modo per batterli è dare voce alle risposte giuste, e farlo alla svelta.

 

A cura di Enrico Forte

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