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Il Virus ad oggi

È di pochi giorni fa la notizia rilasciata direttamente dal premier Conte di una possibile proroga dello Stato d’Emergenza fino alla fine dell’anno. In altri termini, fino al 31 dicembre 2020 sarà possibile, a seconda dell’andamento dei contagi, adottare tempestivamente e preventivamente tutte le misure necessarie per bloccare un ulteriore avanzamento dell’epidemia. 

Non esistono ancora conferme al riguardo, ma parrebbe che a “modificare” i comportamenti del Coronavirus siano intervenute alcune differenze di ciclo biologico, ad esempio la capacità di replicarsi nell’organismo ospite: sono sempre meno i pazienti gravi, ma non è chiaro se le cause vadano ricercate nei fenomeni ambientali tipicamente estivi, come le temperature elevate (i virus della specie SARS-CoV risentono molto del caldo), l’irraggiamento ultravioletto e la minore umidità. Ciò che si può affermare senza troppe remore è che non è possibile prevedere né una seconda ondata, sebbene pazienti già infettati possano contrarlo di nuovo e con sintomi più gravi, né come e se le caratteristiche del Virus cambieranno. Ciò che ci è chiesto, dunque, è di continuare a rispettare le norme igienico-sanitarie e il distanziamento sociale che fino ad oggi hanno posto in essere una situazione stabile e sotto controllo.

Se è vero che l’emergenza sanitaria ha messo a dura prova il Paese e in particolare il sistema sanitario, è altrettanto vero che le AVIS di tutta Italia hanno garantito la massima efficienza del sistema trasfusionale grazie alla donazione continuativa di sangue ed emocomponenti, con particolare attenzione a quella di plasma iperimmune per il relativo trattamento sui pazienti positivi al Virus, nonché per la produzione di farmaci plasmaderivati. Come sottolineato anche dal professor Giuseppe De Donno, direttore della Pneumologia e dell’Unità di Terapia intensiva respiratoria dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, grazie alla sperimentazione è stato possibile ottenere la negativizzazione dei pazienti e la riduzione del tempo di ricovero, unitamente a un calo della mortalità dell’11% circa. 

Allo stato attuale, l’obiettivo di AVIS è quello di continuare a monitorare l’autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodotti e coordinare la compensazione interregionale, non essendo la capacità produttiva uguale per tutti i territori. Necessarie, dunque, l’implementazione e la concentrazione delle attività trasfusionale, ma anche l’incremento della quantità di plasma da inviare al frazionamento industriale, comunque in crescita, anche aumentando le procedure di raccolta del plasma in aferesi. Non solo: nello schema di decreto Programma nazionale di autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodotti” è previsto un reclutamento di donatori di cellule staminali emopoietiche (ovvero cellule non ancora completamente differenziate, ma da cui hanno origine tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario), almeno 50.000 in più rispetto allo scorso anno, il cui prelievo da sangue periferico risulta essere la fonte preferita di donazione, mentre è molto raro che l’intervento avvenga grazie a sangue cordonale. 

Giunti a metà dell’estate, l’augurio è quello di dimostrarsi sempre sensibili verso una situazione problematica ancora in atto, rispondendo positivamente alle chiamate per la donazione che, come si è visto, possono costituire un ulteriore e non indifferente passo avanti nella lotta contro il Coronavirus. 

 

A cura di Francesca Genoni

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