Abbattere i muri dell’indifferenza: la tutela della salute, l’obiettivo che parte dai giovani
Nella vita può capitare a tutti di trovarsi di fronte ad una problematica più grande di noi: può essere una malattia, un evento inaspettato, una situazione che ci porti a pensare “Ed ora che faccio? Come cambierà la mia vita da oggi in poi? Come affronterò questo cambiamento? Che giudizio avrà l’altro nei miei confronti?”.
Ecco perché circa 140 fra ragazze e ragazzi provenienti dalle Avis di tutta Italia, compresa l’Avis di Busto Arsizio e Valle Olona, si sono ritrovati al Savoia Hotel Regency di Bologna per rispondere ad alcune di queste domande “esistenziali”.
Relatori esperti nel settore medico li hanno accompagnati in questo viaggio di scoperta di sé, degli altri e soprattutto dell’ignoto.
Prevenzione HIV: è l’AIDS, non l’HIV a turbare i miei sonni
Il meeting si è aperto con l’introduzione del professor Massimo Galli, ordinario di malattie infettive all’Università degli Studi di Milano, divenuto particolarmente noto all’opinione pubblica durante la pandemia COVID–19. Il professore ha raccontato la storia dell’HIV, il Virus dell’Immunodeficienza Umana, in particolare da come il virus è stato trasmesso all’uomo tramite la caccia allo scimpanzé, a come il passaggio del virus si sarebbe verificato velocemente intorno al 1900–1930 in seguito a guerre e migrazioni, fino a spiegare le ben note modalità di trasmissione:
- Rapporti sessuali non protetti;
- Trasmissione verticale, materno–fetale durante la gravidanza o durante il parto senza interventi di prevenzione;
- Passaggio di eroina attraverso siringa, a partire dagli anni ‘70.
Il professore ha sottolineato che ci sono stati molti progressi scientifici in merito alla possibilità di trattamento per i soggetti infetti grazie alla terapia antiretrovirale, ma i numeri del contagio sono ancora molto alti. Nel 2022 circa 38.4 milioni di persone a livello globale convivevano con l’HIV; 28.7 milioni sono stati i nuovi infettati; 650 mila sono morti per HIV.
Per chi ritiene che non sia un problema da prendere realmente in considerazione, i dati sull’Italia dicono altro: nel 2022 circa 105-110 mila italiani erano in terapia per HIV mentre 10–20 mila erano senza trattamento. In media, 500 italiani all’anno muoiono per HIV.
I dati parlano chiaro e il professore ha voluto esprimere la sua sincera preoccupazione per la disinformazione che ancora oggi ruota intorno a questo tema: “Si sta verificando quello che io definisco come una sorta di analfabetismo di ritorno. Significa che le nuove generazioni sono sempre meno informate a riguardo perché, purtroppo, la comunicazione che viene diffusa su HIV e AIDS è tutt’altro che buona e scrupolosa”.
ARCIGAY: una battaglia contro il virus
A testimoniare l’importanza della prevenzione sessuale è stata l’associazione Arcigay in collaborazione con Cassero salute, che si occupa di prevenzione in ambito di salute sessuale e promozione del safer sex. Luca, il portavoce dell’ente sociale, ha raccontato la sua esperienza personale di convivenza con il virus, spiegando la difficoltà iniziale dell’accettazione della malattia. Tuttavia, grazie alla terapia antiretrovirale, la sua condizione è cambiata radicalmente, in quanto la stessa “azzera” l’infezione rendendo la carica virale non rilevabile, quindi di fatto il virus non è trasmissibile, secondo l’equazione:
U = U
UNDETECTABLE = UNTRANSMITTABLE
Grazie alla terapia antiretrovirale, i portatori di HIV possono avere un’aspettativa di vita uguale a una persona senza HIV. In commercio esistono anche farmaci che prevengono l’infezione come la PrEP, che però protegge solo da HIV e non da altre IST. Ecco perché si parla di protocollo PrEP, in quanto l’assunzione del farmaco è affiancata a test di routine per sifilide, gonorrea, epatite C e clamidia, che permettono di diagnosticare e curare tempestivamente eventuali infezioni. Prima di attuare il protocollo, però, è importante eseguire il TEST HIV. Altre informazioni utili sulla prevenzione sessuale si trovano sul sito healthypeers.it.
Soma e psiche: prevenzione salute mentale
Lo psichiatra dottor Gerardo Favaretto ha sollevato l’importanza della correlazione tra corpo e mente: “Prendersi cura è qualcosa che riguarda tutta la comunità, un contesto generale in cui ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per il bene del prossimo”. Le generazioni sono in continuo mutamento e sono gli adulti a dover “stare al passo”, in quanto esistono tante fasi di vita che ogni soggetto si trova ad affrontare, ed è bello sapere di poter trovare qualcuno pronto a tendere la mano piuttosto che a voltare le spalle. Il concetto è stato ripreso dalla dottoressa Barbara Catellani, chirurga oncologa del policlinico di Modena, esperta in trapianti di fegato.
Il trapianto e le sue sfumature di generosità
La dottoressa ha parlato del trapianto come la migliore soluzione laddove un organo non risponde più alle terapie, spiegando che “Grazie a un donatore possono essere salvate fino a 7 vite”. Infatti, senza le donazioni di sangue un trapianto non sarebbe possibile poiché, per un intervento di questo tipo, si utilizzano in media fino a 16 sacche di sangue e, tenendo conto che un donatore può donare ogni 3 mesi quindi fino a 4 volte l’anno (donatore maschio ndr), è fondamentale donare con regolarità e costanza. A testimoniare l’importanza di questo gesto è stato Giancarlo, ex giocatore di football americano che fu ridotto in fin di vita a causa dell’ingestione di funghi velenosi e a salvarlo fu proprio un trapianto di fegato. Tutti possono accedere a questa opportunità iscrivendosi all’associazione AIDO.
Esiste anche un altro tipo di trapianto, quello di midollo osseo, spiegato alla platea tramite l’intervento del dottor Andrea Bontadini, direttore sanitario del Centro Trasfusionale AsFo.
Il dottore ha spiegato l’importanza dell’iscrizione al registro nazionale per diventare possibili donatori, cosa che si può effettuare presso l’associazione ADMO. Molti non lo fanno perché hanno paura di provare dolore tramite questo tipo di donazione, ma non sanno che nell’80% dei casi l’asportazione delle cellule staminali avviene tramite prelievo di sangue periferico, dopo aver assunto nei 5 giorni precedenti al prelievo un farmaco che stimola il midollo a rilasciare cellule staminali in circolo.
All’intervento del medico sono seguite due testimonianze tra cui la storia di Weiner, paziente malato di leucemia salvato grazie alla donazione di un ragazzo inglese. Weiner ogni anno manda una lettera al suo donatore, ringraziandolo per il suo immenso regalo di vita.
Alla fine della conferenza, i presenti sono giunti ad una conclusione univoca: bisogna abbattere i muri dell’indifferenza e occorre avere il coraggio di chiedere per mettersi in gioco in una società che purtroppo ha paura di sentire. Perché, in fin dei conti, siamo il Futuro.
Marta Bottigelli